Nuovo espianto di organi all’ospedale di Fermo, ancora una gara di solidarietà che fa della struttura fermana una delle più attive della Regione.
Le vite vissute con generosità si riconoscono anche al momento della morte. È stato così per una donna di 86 anni di Montegranaro che si è spenta la notte scorsa all’ospedale Murri di Fermo, la figlia e la nipote hanno voluto compiere con lei il gesto più grande, per rendere un ultimo onore ad una vita spesa a favore del prossimo.
Si è concluso alle 5 del mattino l’intervento per prelevare il fegato, destinato ad un paziente compatibile ad Ancona, e le cornee. La famiglia ha voluto ancora una volta dare testimonianza di fede e di slancio per la vita, dando il consenso al prelievo.
Per il direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini, si tratta di un nuovo risultato importante che si aggiunge ai numerosi precedenti di quest’anno, a fare la differenza la sensibilità di medici e operatori sanitari che riescono a confrontarsi con i famigliari anche nel momento del dolore, per trasmettere il valore della vita proprio mentre si affronta la morte: <Il messaggio importante che passa questa volta è che il dono degli organi non ha età, si può compiere anche grazie a persone anziane. L’attività che sta dietro un prelievo di organi è molto complessa e delicata e ci si arriva solo grazie allo sforzo congiunto di tutta la struttura ospedaliera, per questo ringrazio l’equipe di anestesia e rianimazione ma anche tutti gli altri professionisti che si sono impegnati in questa lunga e delicata notte>.
L’ultimo espianto in ordine di tempo risaliva al 30 agosto scorso, anche stavolta al lavoro la squadra del Murri e un intero ospedale che si mette a disposizione, tutto deve essere perfetto per non perdere tempo e mantenere in perfette condizioni l’organo che dovrà restituire vita e salute a qualcuno in attesa.
Livini parla di una giovane squadra, composta dalla dottoressa Michela Romanelli, Daniela Fiore, Morena Coletti e il chirurgo Maurizio Romano, medico prelevatore. Importante l’apporto della rianimazione, del blocco operatorio, di radiologia, il laboratorio di analisi, il trasfusionale, la chirurgia, la direzione medica, la neurologia con i tecnici di neuro fisiopatologia e il centro trasfusionale trapianti.
Gran parte del merito di una generosità così diffusa e piena è di Matteo.
Matteo Biancucci è il simbolo del dono e della generosità, aveva solo 15 anni, un motorino e tutta la vita davanti. Proprio su quel motorino ha trovato invece la morte che non è stata la fine di tutto, il fratello maggiore a scuola aveva seguito un incontro dell’Associazione italiana donatori organi, c’era il dottor Alberto Viozzi che parlava di quanto si potesse lasciare agli altri. È stato proprio il fratello a convincere i genitori a dare l’assenso, Matteo è diventato per l’Aido un esempio d’eccezione e grazie a lui e al suo sacrificio il fermano è una terra che si distingue per la scelta di donare, per andare oltre la fine e trovare consolazione.
A lui è intitolato da 10 anni il premio Biancucci, impegnate Aido, Avis e Admo col supporto dei Rotary del Fermano. Spiega per l’Aido Eugenio Monaldi: <Il nostro impegno è dedicato ai giovani, coinvolgiamo gli studenti nella riflessione sul dono, facciamo loro capire che si può essere fondamentali per gli altri con un semplice gesto. Siamo entrati nelle scuole, con l’aiuto del dottor Viozzi, l’anestesista che coordina tutta l’attività degli espianti a Fermo, è la nostra punta di diamante, molto coinvolgente, con una sensibilità particolare. Molto del merito di una cultura del dono che si è diffusa nel Fermano lo dobbiamo al suo cuore generoso>.
Monaldi spiega che il premio Biancucci ha avuto anche un altro merito: <Siamo riusciti a mettere insieme Aido, Admo e Avis, per una cultura del dono più generale e in questo tempo la sensibilità è cresciuta tanto. La possibilità di donare è più frequente e diventa modo di vivere. Oggi c’è una possibilità importante, molti comuni hanno organizzato la carta di identità elettronica, si può esprimere la propria volontà sulla donazione di organi, ci sono dati confortanti in alcuni comuni, in altri meno. A noi fa capire che dobbiamo essere ancora più capillari sul territorio, ancora più incisivi, perché le persone arrivino ad una decisione precisa che si può comunicare, anche per sollevare le persone care da una responsabilità grande nel momento della perdita>.
L’Aido punta sempre sulle testimonianze di chi ha donato e di chi ha ricevuto, di chi ha trovato gioia e conforto: <I momenti più forti, spiega ancora Monaldi, li abbiamo avuti con due mamme, Laura a Fermo e la mamma di Amandola, loro ci hanno fatto capire quanto può essere grande il bene che si dona, nel momento del dolore più grande>.
Sono 3000 gli iscritti Aido a livello provinciale, sono sei i gruppi comunali sul territorio, il prossimo fine settimana tre sezioni saranno nelle piazza per sensibilizzare al dono, il premio Biancucci sarà a marzo, si spera a Palazzo dei Priori, a maggio a Petritoli, il paese di Matteo.
Angelica Malvatani