2018.05.06 – Il turismo che fa bene al Fermano di Luca Romanelli

Pubblicato il 07 Maggio 2018 da admin

Luca Romanelli

Luca Romanelli

Ho seguito con molto interesse la terza edizione dell’ International Student Competition, (#ISC2018) organizzata dall’Università di Macerata e dal Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea, nella quale decine di studenti italiani e stranieri hanno elaborato proposte per il nostro turismo dopo una settimana trascorsa vivendo il territorio. Ne ho ricavato alcune “pillole” che possono orientare l’azione pubblica e privata:

Il turismo di massa non fa per noi: abbiamo scarsa ricettività, risorse limitate per la comunicazione, nessuna “meraviglia da cartolina” che impone una visita “mordi e fuggi” (una Torre di Pisa per intenderci).

È invece il turismo “esperienziale” che dobbiamo promuovere: attrarre persone curiose, normalmente più colte, che hanno già visto tutto e ora che hanno voglia di vivere, con lentezza, un territorio, cogliendone gli aspetti unici, il “genius loci”, come si dice.

Il nostro “genius loci” distintivo non risiede tanto nei nostri singoli patrimoni (il paesaggio, la cucina, l’arte diffusa, la biodiversità ambientale, le istituzioni musicali, i distretti industriali ecc.). Questi “asset” certamente vanno difesi o valorizzati e per fortuna le iniziative, anche se a volte caotiche, non mancano (tutele paesaggistiche e dei manufatti antichi, rievocazioni storiche, reti museali, network culinari e salutistici, tipicità, circuiti di shopping…). Tuttavia quello che gli studenti e molti di quelli che ci “scoprono” trovano del tutto speciale è tuttavia la nostra accoglienza e la passione e la cura per la nostra terra: del contadino, dell’artigiano, del bagnino, dell’albergatore o del gestore dell’agriturismo, del bibliotecario, del sindaco, delle proloco o degli enti culturali.

Per questo occorre che non siano le solite campagne o icone pubblicitarie (che spessano suonano false e si perdono nel rumore di fondo) a raccontare il nostro territorio, ma piuttosto gli stessi fermani. Ma come? L’ISC è stato esempio concreto: mentre incontravano aziende, ristoranti, personaggi del territorio gli studenti hanno “restituito” attraverso i social immagini e testimonianze vibranti e ad alta carica emozionale, raggiungendo decine di migliaia di persone in tutto il mondo a costi irrisori. Così l’esperienza turistica ideale nel fermano è quella che genera emozioni condivise e ambasciatori del territorio nel mondo.

Le parole magiche sono deep involvement e co-creation: percorsi nei quali il turista partecipa insieme al locale ad attività creative (ad esempio coltivare, cucinare, forgiare oggetti) sportive, culturali, musicali (si pensi al Postacchini e alle numerose master class che si svolgono già) ed artistiche (alcuni borghi ospitano da tempo gruppi di artisti). Oppure si appropria della nostra tradizione ed eredità storica dialogando con gli abitanti dei luoghi che da esse stati plasmati.

questo modello di turismo ci è congeniale, perché è su piccola scala e fa della nostra pluralità, del campanilismo della vivacità associativa una risorsa. Le nuove piattaforme informatiche in grado di mettere in rete questi microcosmi (app, geolocalizzazione, home sharing, ecc) possono facilitare connessioni creative a basso costo ed alto impatto. Si tratta un’opportunità unica per i borghi abbandonati, i giovani che tornano all’agricoltura, gli artigiani minacciati dalla competizione globale, le istituzioni culturali, a partire dalle Università ma non solo. E’ un modello infine in grado di connetterci a flussi internazionali importanti che nascono da iniziative già in atto come quella nascente Regione Europea Adriatico-Ionica, che sta strutturando percorsi similari, come quello del vino e dell’olio.

Luca Romanelli

 

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