Categoria | AIDO, In Rilievo, PROGETTI

2015.03.22 – “AIDO: due storie” di Angelica Malvatani

Pubblicato il 22 Marzo 2015 da admin

Angelica Malvatani

Angelica Malvatani

Daniela dimostra meno dei suoi 35 anni, ha i capelli lunghi e scuri ed è esile ma emana energia e positività. Tutta quella che le è servita per superare momenti tremendi, legati ad una malattia ai reni che l'ha colpita quando era giovanissima. A 15 anni era in dialisi, Daniela Olivieri racconta di momenti molto difficili: “Alla fine della mia storia sono stati tre i trapianti che ho subito. Il primo a 17 anni, la donatrice era mia madre, il problema è che una volta ricevuto l'organo ho avuto un'embolia a livello vascolare e venoso e hanno dovuto togliermi il rene trapiantato. Dopo 7 mesi ho fatto il secondo trapianto, non potevo più dializzare e stavo per morire, avevo un buco nel polmone e dopo varie peripezie sono arrivata alla nuova operazione. Ero a Milano e avevo una anestesia generale che però non ha funzionato, il mio è stato il primo caso di trapianto di rene praticamente da sveglia, avevo braccia e gambe bloccate. A quel punto sono cominciati i 10 anni più belli della mia vita, senza più dialisi”. Intanto Daniela ha conosciuto l'amore della sua vita, uno dei medici che l'hanno avuta in cura, conosciuto proprio in sala operatoria. A quel punto la vita l'ha messa di novo alla prova, con un tremendo incidente di auto: “A quel punto ho avuto bisogno di un altro trapianto e questa volta ho davvero ripreso a vivere in pieno, oggi adoro viaggiare e camminare, sono qui e funziona tutto, saremo eternamente grati a chi ha voluto trasformare la morte in vita. Grazie a chi ha donato e chi vuole ancora farlo e chi ci consente di essere ancora felici”.

Francesco Bovara invece vive grazie ad un cuore nuovo, il suo calvario è cominciato nel 2000 in seguito ad un grave infarto del miocardio che aveva danneggiato gravemente il ventricolo sinistro: “Sono stato in ospedale 55 giorni ad Ancona per tentare di far rimarginare il ventricolo. Le cose non andavano bene ed ero sempre molto grave, tanto che è reso necessario il trasferimento a Milano. A quel punto la mia vita era appesa ad un filo di seta, mi proposero un sistema diverso in attesa di un cuore compatibile, sono stato il secondo paziente in Italia a impiantare una turbina provvisoria. A quel punto è cominciata l'attesa, non potevo stare per sempre in quel modo, dovevo avere al più presto un organo nuovo”. La vita è tornata dopo appena 40 giorni di attesa, qualcuno ha lasciato questo mondo con la volontà di compiere il gesto più grande: “Quando è arrivato il cuore compatibile non ci potevo credere, quasi subito sono tornato a vivere normalmente, ho ricominciato ad andare coi pattini e a lavorare, oggi sono tornato una persona normale, tutti i sabato sera vado a ballare, grazie all'atto d'amore che ha fatto il mio donatore, che porto sempre con me, con la riconoscenza più profonda”. Angelica Malvatani

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