2014.11.07 – “Il Fermano e il futuro che lo aspetta” di Marchetto Morrone Mozzi

Pubblicato il 10 Novembre 2014 da admin

Incontro sulle prospettive economiche e sull’imprenditorialità del nostro territorio di tipo non calzaturiero; relazioni di  Alvaro Cesaroni, presidente della SIGMA SPA e di Paolo Vitturini, AD della VEGA SRL.  Lo svolgimento del tema è stato  coordinato dal nostro socio Dott. Marchetto Morrone Mozzi.

I PUNTI DELLA CRISI

Dati di forte debolezza:

PIL        per il 2014 à ISTAT 3/11 = -0,3%;  UE 5/11 = -0,4%

Per il 2015 à +0,2%, Italia penultima del G15 seguita solo dalla Russia.

La recessione avviatasi nel 2008 ha in Italia effetti profondi e duraturi. La sua pervasività (e durezza) è maggiore di quelle sperimentate dal nostro Paese nel 1974 (da shock petrolifero) e nel 1992 (da squilibri monetari internazionali). Nel 1974 servirono sei trimestri al Pil per tornare al livello ante crisi; nel 1992, ne furono necessari nove; ora, usando il riferimento temporale del fallimento di Lehman Brothers (il 15 settembre 2008), si contano già 24 trimestri.

Disoccupazione:  nel 2014 pari al 12,5% con modesti recuperi nel 2015. Le stime sulle disoccupazione giovanile assegnano all'Italia la penultima posizione fra i primi venti Paesi più industrializzati.  Tra i giovani compresi fra i 15 e i 24 anni, la disoccupazione supera ormai il 40 per cento. Soltanto il Sud Africa fa peggio: supera il 50 per cento. In Francia è pari al 25%.

Deflazione à -0,2% comportamenti sulle attese

Dati di forte incertezza:

Euro ora a 1,24 sul dollaro ma condizionato da FED (che ha terminato il suo terzo QE) e dalle incertezze sul QE della BCE.

Petrolio condizionato da scarsa domanda mondiale.

Volatilità mercati finanziari: il caso di Ebola

Banche e AQR: crediti deteriorati a 300 miliardi +12,7%;

sofferenze su impieghi 10,6% contro 9,2% del 2013.

Sistema bancario locale

 Tutti gli elementi sopra indicati possono essere trasposti dalla scala nazionale a quella locale.

Ma se a livello nazionale gli effetti possono mediarsi e compensarsi per via della grande dimensione, in una dimensione più ridotta gli effetti possono essere più dilatati.

Industria manifatturiera delle Marche debole sia per attività produttiva (-0,2%) che per attività commerciale (-0,4%).

CIG nel 3^ trimestre pari a 8,5 milioni di ore con un aumento degli interventi straordinari (+48,9%)

Alcuni settori migliorano ma altri arretrano: (fonte Confindustria)

positivo andamento macchine e apparecchi elettronici;

negativo andamento settore delle calzature

Esportazioni: crisi Ucraina / Russia: persi 171 milioni di fatturato. Nel distretto della calzatura di Fermo ha inciso per il -39,9% Ovviamente i distretti industriali hanno caratteristiche differenti. Ma dall’esame di alcuni di questi vediamo che la mono settorialità resta un problema: Casi di scuola: Prato > tessile Sassuolo > ceramiche E, più di recente: Fabriano > elettrodomestici Terni > acciaierie. Il rischio della correlazione.

Correlazione è un concetto trasversale a molti settori degli studi economici e finanziari che indica la bassa incidenza di energie vicarianti che possano contribuire alla crescita economica ovvero attutire gli effetti della crisi sul territorio.

Purtroppo diversificare un portafoglio finanziario richiede pochi click, mentre diversificare l’economia di un territorio richiede una pianificazione lungimirante, un’intensa collaborazione tra Istituzioni e associazioni delle imprese ed anni di lavoro.

La mancanza di correlazione tra vari settori di attività presenti nel distretto, invece, consente di evitare che la difficoltà di un solo settore industriale si trasformi rapidamente in una crisi profonda per tutto il territorio.

Markowitz: “non bisogna mettere tutte le uova nello stesso paniere”.

Sotto il profilo industriale, il Fermano è noto come territorio a forte vocazione calzaturiera. La calzatura, infatti, viene dagli studi di settore menzionata in modo ricorrente poiché per lunghi anni ha prosperato e generato ricchezza.

E’ giusto chiederci se le cose sono esattamente così, cioè se la descrizione tradizionale rappresenti un quadro veritiero ed esaustivo circa la reale situazione o se una descrizione, se vogliamo iconoclasta, non sia più adatta a fotografare il tessuto economico locale.

Infatti, il territorio Fermano esprime imprese, e quelle di questa sera sono due dei maggiori ma non unici esempi, operanti in settori economici affatto diversi rispetto a quello della calzatura e che esprimono una continua espansione e traggono la propria forza non da una posizione dominante di mercato, non beneficiano dell’effetto volano dato dalla rinomanza della moda italiana, non godono di sussidi da parte dello Stato, ma dalla eccellenza tecnologica che le porta a confrontarsi, e competere e vincere sui mercati di tutto il mondo lottando contro i colossi americani, tedeschi e cinesi.

Le storie che ascolteremo parlano di successi tanto più importanti poiché ottenuti da imprese ed elevatissimo contenuto tecnologico, che hanno tratto linfa vitale dai molti talenti che la terra fermana forma e prepara, e che grazie ad un management evoluto, riesce a recitare un ruolo di primo piano nei rispettivi mercati di sbocco.

Humus e capitale umano.

I casi di strabiliante successo che ascolteremo portano con se i germi dell’innovazione. Battono la concorrenza con le armi dell’eccellenza tecnologica, con la capacità industriale e con grande capacità di innovazione dei prodotti.

Battono la concorrenza con un modello imprenditoriale dove la proprietà non schiaccia il management e non impone i rituali della successione generazionale che, molte volte, ha decretato la fine, anche, di molte imprese locali.

La governance delle imprese che stasera abbiamo l’onore di ospitare, è una governance adeguata ai tempi ed ispirata ad una cultura del rigore dei numeri, dell’efficienza e della trasparenza che troppo spesso è mancata. E’ però di tutta evidenza quanto sia urgente, per il progresso del territorio fermano, che si diffonda e si sviluppi una diversa cultura d’impresa più legata a logiche di mercato e meno legata a logiche proprietarie che però costituisce l’humus sul quale far crescere l’economia del territorio.  

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