2014.06.14 – “Antonio Angelelli (Montegiorgio, 1916-1972) ’Ntunì de Tavarró, il poeta contadino” di Giovanni Martinelli

Pubblicato il 16 Giugno 2014 da admin

Giovanni Martinelli

Giovanni Martinelli

La poesia dialettale ha sempre rappresentato un fenomeno «di nicchia», anche se la sua valorizzazione rappresenterebbe un importante recupero della memoria storica e della cultura di un popolo. A condizione che chi vi si dedica attinga dalla lingua di tradizione non cedendo alla battuta d’effetto.

Nel Fermano non c’è persona che non abbia almeno una volta sentito parlare di ’Ntunì de Tavarró, l’arguto poeta dialettale che la storica trasmissione, allora radiofonica, «La corrida» consacrò fuori dalle Marche. Antonio Angelelli, questo il suo nome, nacque a Montegiorgio il 16 gennaio 1916. Figlio di gente di campagna, arrivò a studiare fino alla quarta elementare.

Aveva forte attrazione per lo scrivere, tanto da vincere nel 1926, a dieci anni, un premio alle «Olimpiadi dei piccoli» a Fermo. Cominciò a scrivere poesie dialettali durante la guerra, mettendo in rima la nostalgia di casa durante la campagna d’Albania. Tornato a Montegiorgio raccontò in versi una nuova nostalgia, quella per i tempi andati, per la vita dura dei campi, per il quotidiano della povera gente. Questa «poesia della memoria» come la definì più tardi Sandro Baldoncini, fece di ’Ntunì de Tavarró – questo lo pseudonimo con il quale si firmava – un vero fenomeno d’interesse per la gente.

La sua ironia in versi, sempre misurata, triste eppure arguta e umoristica, arrivò presto alla gente del Fermano, che cominciò ad amarlo come simbolo di questa terra. Angelelli non si limitò a scrivere, si fece promotore di gruppi musicali di folklore locale, e nel 1967 organizzò la memorabile kermesse «Montejorgio cacionà», esilarante manifestazione con lettura di poesie e rappresentazione di sketches dialettali insieme a amici e colleghi poeti vernacolisti. Una manifestazione che resistette per qualche anno e che si è tentato di riproporre, ma lui ne fu il vero mattatore.

Scriveva in continuazione, sempre continuando il suo lavoro nei campi, perché dalla terra non si era mai staccato. Inevitabile che tentasse a un certo punto, stimolato anche da amici ed estimatori, l’avventura fuori dalle mura di casa. Così nel marzo 1972 partecipò alla mitica trasmissione radiofonica «La corrida».

Tra i «debuttanti allo sbaraglio» fu il migliore e con la poesia Lu varbiere trionfò, diventando finalmente un mito del folklore fermano.

La notorietà avrebbe potuto chiedergli di più, farlo conoscere ancora, ma purtroppo morì pochi mesi dopo, il 13 settembre 1972.

Rileggere le sue liriche è un po’ riandare a un tempo e a una società che non più ci appartengono.

Il suo merito è stato conservarne la memoria.

Giovanni Martinelli

Antonio Angelelli - 'Ntunì de Tavarrò

Antonio Angelelli - 'Ntunì de Tavarrò

 

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