Il bellissimo ciclo di incontri "Presi nella Rete" del Centro Culturale San Rocco (visibili sul suo canale YouTube) sta esplorando in maniera feconda l'impatto di internet e delle nuove tecnologie sulla politica, l'educazione e l'arte della guerra.
Il motivo di fondo è comune: la rete e la scienza cambiano radicalmente il rapporto millenario tra mente umana e realtà, cumulano ed accelerano gli stimoli dei diversi sensi, automatizzano analisi e decisioni fino a prefigurare una nuova intelligenza "al silicio" che affianca e forse schiaccia la nostra "al carbonio". La sfida per l'umanità, già in questo secolo, sarà obbedire alla macchina o trovare livelli superiori di coscienza che possano dominarla.
Le nuove tecnologie militari, da sempre all'avanguardia, sono un aspetto poco studiato ma di grande impatto della rivoluzione informatica. Le guerre si vincono oggi connettendo armi e sistemi informativi in grado di elaborare autonomamente dati e decisioni complessi ed attaccare con potenza e velocità incommensurabilmente superiori a quelli di Achille o Giulio Cesare. Droni, robot, missili intelligenti sono gli esempi più noti. Gli stessi F35, tanto discussi, non sono altro che "hub", sofisticati centri volanti di connessione e smistamento di dati provenienti dal terreno, dalle linee di comando, dai satelliti, dall'intelligence.
Il rischio evidente è che venga meno la responsabilità morale nell'uso di armi letali e la vita degli esseri umani sia messa nelle mani di un enorme videogioco in cui, come in Matrix, la macchina o meglio la rete di macchine prendono il sopravvento. La guerra potrebbe diventare un esercizio spietato e banale, che non ricade più sulle coscienze e sul vissuto di chi la fa. L'icona potrebbe essere quella del pilota in remoto di droni che spinge un bottone, bombarda un villaggio e torna a casa a giocare coi propri bambini.
Alcuni gridano "fermiamoci" e hanno ragione a porre il problema. Ma la soluzione è nell'elevare il livello di consapevolezza del singolo e degli organismi sociali perché la "guerra intelligente" persegua davvero il suo fine: neutralizzare una minaccia con la minore perdita possibile di vite umane innocenti.
Alle ingenti risorse per i nuovi sistemi d'armamento occorre quindi affiancare investimenti altrettanto importanti sugli uomini e le istituzioni che li usano: il singolo pilota o fante devono saper gestire la potenza, lo stress e le insidie che la macchina genera ed anche "sentire" e "giustificare" il dolore e la morte che infliggono agli altri. Allo stesso modo gli organismi e le catene di comando, politici ed operativi, devono essere dotati di adeguate capacità di feedback, controllo e revisione delle informazioni e delle scelte in tempi ristrettissimi. L'opinione pubblica e le sue espressioni, anch'esse con l'aiuto della rete, devono trovare modalità sempre più tempestive ed affidabili di influire sui processi decisionali.
Si tratta di una prateria di ricerca largamente inesplorata dove urge il contributo di filosofi, psicologi, sociologi e politologi e soprattutto lo sviluppo di una coscienza politica finora assente.
Luca Romanelli – 1 Marzo 2014