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2012.12.12 – “La centuriazione augustea del territorio Fermano” di Stefania Bellabarba

Pubblicato il 12 Dicembre 2012 da admin

Stefania Bellabarba

Cari Amici, vorrei esporre un sunto di quello che è stato uno studio concernente l’analisi del territorio della Provincia di Fermo, alla ricerca di eventuali segni e testimonianze della centuriazione, operata sul medesimo ambito territoriale in epoca Augustea.

A tal fine ci siamo avvalsi primariamente del testo “ La centuriazione augustea della Valtenna” del fermano Pompilio Bonvicini, nonché di ulteriori studi compiuti per la stesura della tesi di laurea in Architettura di Stefania Bellabarba e Danilo Colletti, discussa presso l’Istituto Universitario di Venezia, nella quale erano già stati individuati sul territorio e trasposti graficamente sulla cartografia all’epoca disponibile, molti di quei “segni romani” di cui narra il Bonvicini nei suoi scritti.

Il risultato ottenuto è un approfondimento basato sia sui riferimenti del testo, sia sui riscontri nella lettura dei percorsi viari, del nostro territorio fermano. L’estensione dell’area in considerazione, comprende il territorio compreso dal fiume Chienti all’Aso, includendo all’interno l’Ete Morto, Tenna e l’Ete Vivo.

E’ però il fiume Tenna che sembra delineare le inclinazioni dei tre tracciati regolatori, disposti “secundum naturam”: il suo andamento stabilisce infatti la perpendicolarità di ognuno dei tre Cardo max. Numerosi sono i tratti da cui si può evincere che il nostro territorio contenga una pianificazione urbanistica propria dell’età augustea.

Tre sono quindi i tracciati leggibili dalla cartografia, quello di Fermo Principale centuria, quello del territorio di Falerone ed infine quello pedemontano di Amandola.

Ai tracciati principali costituiti dal Cardo nord-sud e dal Decumano est-ovest perpendicolari tra loro, si aggiungono tutte le traiettorie della principale viabilità, come linee confinarie parallele ai principali Cardo Max e Decumano Max.

La centuriazione comportava la suddivisione in appezzamenti di terreno di forma quadrata di 200 jugeri ognuna. La distanza tra una centuria e l’altra consisteva in m.710,40. Il modulare veniva segnato agli angoli di tutte le suddivisioni con termini di materiali di varia natura.

 Agli incroci stradali sorgevano i tempietti (compita), poi mutati in edicole o piccole chiese cristiane, è nel territorio della prima centuriazione, quella di Fermo, quelle conservate in maggior numero.

Nella centuriazione faleronese le tracce consistono in tratti di strade, crocicchi e villaggi, chiesuole e tabernacoli, come continuazione dei “compita” pagani.

I tratti viari che sicuramente risalgono al periodo della centuriazione, sono quelli ora molto incassati nel suolo, perché spiega l’autore, essendo stati abbandonati durante tutto il medioevo, si sono convertiti in alveo per le acque piovane, che ne hanno corroso il fondo, abbassandolo persino due metri sotto l’attuale piano di campagna.

La centuriazione di più difficile lettura è sicuramente quella pedemontana. Non vi erano cardo o decumano max, ma solo un cardo ed un decumano “ fondamentale”.

Nell’ambito dello studio è emerso che in alcuni ambiti dei territori centuriati, i segni di una rete viaria augustea sono più visibili che negli altri e più precisamente: Fermo, Belmonte, Falerone, dove inoltre i “tempietti (aedicula, teguria)”, sorgono nei punti esatti degli incroci dei cardini con i decumani, e ancora Lapedona, Montappone, Montevidon Combatte, Montevidon Corrado, Montefalcone , Montefortino, Montegiorgio, Monterubbiano ed Ortezzano.

Nei comuni indicati sono le direttici principali della rete viaria a corrispondere ai sottocardini e sottodecumani della centuriazione di appartenenza.

Ci sono anche occasionali situazioni viarie di confine che, sembrano appartenere a due centuriazioni , come se si accavallassero.

E’ chiaro che questo studio risulti essere solo l’inizio di un lavoro che potrà concludersi con la stesura di un documento inconfutabile, solo se ulteriormente suffragato ed avallato da prove riscontrabili materialmente “in situ”.

Stefania Bellabarba

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