2012.01.28 – “Centenario: Il Capitano Scott raggiunge il Polo Sud” di Maria Pia casarini

Pubblicato il 28 Gennaio 2012 da admin

 

Maria-Pia Casarini

CENTENARIO: IL CAPITANO SCOTT RAGGIUNGE IL POLO SUD Il 2012 è un anno importante di centenari antartici. Il primo “anniversario” si commemora questo mese di gennaio, il giorno 17: il Capitano Robert Falcon Scott, inglese, con 4 compagni, raggiunse il Polo Sud. Ma era stato battuto. Infatti, il 14 dicembre 1911 il norvegese Roald Amundsen si era aggiudicato il primato, e un posto unico nella storia dell’esplorazione polare. Scott e la Discovery, 1901-1904 Il Capitano Scott era già stato in Antartide, a capo della British National Antarctic Expedition (1901-1904), la prima spedizione scientifica ufficiale organizzata dalla Gran Bretagna, con la nave Discovery, costruita allo scopo di portare in Antartide, nonché di ospitare a bordo durante l’inverno antartico, un team di scienziati, per raccogliere dati nei campi della fisica, geologia, biologia, zoologia, botanica e scienze naturali. La spedizione, però, aveva anche lo scopo di cercare di raggiungere il Polo Sud. La zona prescelta era lungo la costa del Continente più vicina al Polo Sud, cioè tra i 160 e i 170 Est, area navigata nel 1841 dalla spedizione inglese sotto il commando di James Clark Ross, che per primo aveva incontrato l’immensa barriera di ghiaccio, (the Great Ice Barrier), ora chiamata Barriera di Ross, un’area di oltre 480.000 km2, più vasta della Francia. Questa massa di ghiaccio attaccata al continente, lunga oltre 600 kilometri, che galleggia sul mare, ha uno spessore totale di circa 200 m, mentre a livello del mare si innalza tra i 15 e i 50 m. Dal quartier generale sull’isoletta di Ross, Scott, assieme al medico e naturalista Edward Adrian Wilson, e al tenente di vascello della Marina Mercantile Ernest Shackleton, era partito verso il Polo all’inizio di novembre 1902, aveva raggiunto il primato di 8217’S il 30 dicembre, ma era stato costretto a tornare indietro in quanto Shackleton era in pericolo di vita a causa dello scorbuto (malattia devastante causata dalla carenza di vitamina C). Shackleton e la Nimrod, 1907-1909 Fu Shackleton a tornare in Antartide con la Nimrod nel 1907-1909, con l’intento di raggiungere il Polo Sud. Usando per poco tempo dei pony, attraversò la barriera di Ross, trovò un passaggio attraverso le montagne Transantartiche (rotta obbligata, dove si passa dai 50 m slm ai 3000 dell’altopiano polare, il Polar Plateau), e il 9 gennaio 1909 raggiunse 8823’S, a 162E di longitudine, solo 97 miglia marine (180 km)* dal Polo Sud. Ebbe il coraggio morale di tornare indietro: sapeva infatti che se avesse proseguito non sarebbe sopravvissuto, per mancanza di viveri. Aveva percorso un totale di 1530 miglia terrestri*, oltre 2400 km. Scott e la Terra Nova, 1910-1913 Pochi giorni dopo l’annuncio del raggiungimento del Polo Nord da parte dell’americano Robert Edwin Peary, nel settembre 1909, Scott annunciò una sua nuova spedizione, questa volta privata. Ricevette oltre 8000 domande di partecipazione. Interessato alla scienza, portò un team di tutto rispetto per studiare meteorologia, magnetismo, geologia, biologia e zoologia, con Wilson a capo dello staff, gettando così le basi della futura scienza antartica da parte della Gran Bretagna. Vari gruppi avrebbero esplorato zone ancora sconosciute, mentre Scott sarebbe andato al Polo. La nave Terra Nova, partita da Cardiff il 15 giugno 1910, giunse a Melbourne, Australia il 12 ottobre. Qui Scott trovò un telegramma di Amundsen, spedito da Madeira mesi prima: “permetto informarla Fram [la sua nave] diretta Antartide”. Scott decise di non apportare modifiche ai suoi piani. Partì da Port Chalmers, Nuova Zelanda, il 29 novembre; incontrò condizioni di ghiaccio terribili e raggiunse l’isola di Ross solo il 4 gennaio 1911. Qui stabilì la sua base a Cape Evans costruendo un confortevole rifugio prefabbricato. Come trasporto per il viaggio al Polo Sud Scott aveva portato cani da slitta (pochi, non li riteneva particolarmente utili), tre slitte cingolate a motore (sperimentali, l’8 gennaio una di queste finì sul fondo del mare a causa del ghiaccio troppo sottile mentre veniva scaricata dalla nave), e 19 pony (Shackleton li aveva usati, con poco successo, nel 1907-09). Appena sistemati sull’isola si iniziò il trasporto di viveri e attrezzature da lasciare in depositi sulla barriera lungo la strada per il Polo. A causa di problemi con i pony, che mal sopportavano il freddo, e coi cani, che gli uomini non erano capaci di gestire, l’ultimo deposito più a sud venne lasciato a 7929’S, invece dei previsti 80, con tragiche future conseguenze. Di ritorno al campo base, Scott trovò un messaggio sconvolgente lasciato dal Capitano della Terra Nova: Amundsen era accampato dall’altro lato della Barriera! Era ora una gara verso il Polo. Ma c’era ancora da passare l’inverno antartico. Il sole svanì il 14 aprile, e nel buio della lunga notte a Cape Evans si fece molta ricerca nell’area designata come laboratorio, si fecero lezioni, si scrisse una rivista, e ci si preparò alle previste attività dell’estate. Un viaggio ai limiti della resistenza umana venne intrapreso nel buio totale dell’inverno da Wilson, Bowers e Cherry-Garrard, che attraversarono l’isola di Ross per raggiungere una colonia di pinguini imperatore a Cape Crozier, e raccogliere alcune loro uova (i pinguini covano le uova e i piccoli nascono nel mezzo dell’inverno), massima aspirazione scientifica di Wilson per studiare l’evoluzione animale. Cherry-Garrard pubblicò “The worst journey in the world” (Il peggior viaggio al mondo), resoconto di questa spedizione, in cui marciarono per 210 km in 36 giorni (dal 27 giugno al 1 agosto), con  temperature che avevano raggiunto i - 61C. Verso il Polo L’uso di diversi mezzi di trasporto portò ad un complicato piano logistico. Il 24 ottobre partirono le 2 motoslitte cingolate, trainando slitte con carburante, cibo e attrezzature; il 1° novembre Scott e altri 9 compagni lasciarono la base accompagnando a piedi (!) un pony ciascuno. I 23 cani, con due slitte al traino, partirono per ultimi, in quanto più efficienti (!). Il 4 novembre Scott oltrepassò una delle slitte a motore, abbandonata, e la seconda il 6 novembre. Le condizioni climatiche avevano battuto la tecnologia dopo soli 54 km. I guidatori avevano proseguito verso il punto d’incontro, a 8030’S, trascinando le slitte (metodo chiamato “man-hauling”, considerato dagli inglesi come più ‘nobile’ rispetto all’uso di animali). Si ritrovarono tutti lì il 21 novembre, e proseguirono insieme, ogni giorno con 5 diversi tempi di partenza: prima gli uomini che trainavano le slitte, poi i pony, in tre scaglioni a seconda delle loro condizioni, seguiti dai cani, veloci ed efficienti. Gradualmente i pony vennero uccisi, e i loro guidatori continuarono trainando loro stessi le slitte. Il 10 dicembre, ai piedi del ghiacciaio Beardmore (così chiamato da Shackleton in onore di uno sponsor), proseguirono in 12, divisi in 3 gruppi con 3 slitte, ciascuna del peso di circa 350 kg. Era l’inizio della scalata attraverso le montagne Transantartiche, 195 km per giungere al Plateau, a 3000 m di altitudine. Il 21 dicembre, a 85°7’S, i quattro uomini considerati più deboli furono rimandati indietro; il 31 dicembre, a circa 87°S, Scott ordinò al secondo gruppo di abbandonare gli sci e proseguire a piedi. Il 4 gennaio 1912, a 87°30’, cioè 150 miglia marine dal Polo, ci fu la separazione finale; e qui avvenne la decisione più controversa, impulsiva e in ultima analisi disastrosa dell’intera spedizione: Scott decise di aggiungere Bowers al suo team. Non solo le razioni di cibo erano state pensate per quattro uomini, e si dovette improvvisare un trasferimento di provviste, non solo la tenda era a quattro posti, e si rivelò scomoda per cinque uomini, ma Bowers aveva eseguito gli ordini precedenti ed era senza sci. Per cui avrebbe marciato verso il Polo Sud a piedi! Inoltre si accorsero successivamente che cucinare per cinque richiedeva molto più tempo, e maggiore uso di prezioso carburante. Continuarono così verso Sud, e il 9 gennaio superarono i fatidici 88°23’S di Shackleton. Erano a 180 km dal Polo. Il 16 gennaio Bowers avvistò qualcosa di scuro: era una bandiera nera, vicina a tracce di accampamento, e impronte di cani, “… many dogs”, scrisse Scott. Ormai avevano capito di essere stati battuti. Il 17 erano al Polo, dove fecero i necessari rilevamenti (altitudine 2850 metri), e Scott scrisse nel suo diario: “Il Polo! Sì ma in quali diverse circostanze da quelle sognate.” E anche: “Great God, this is an awful place” (Gran Dio, questo è un posto orribile). Il giorno dopo arrivarono alla tenda di Amundsen, con una sventolante bandiera norvegese già rovinata dal vento. All’interno trovarono una lettera per il re di Norvegia Haakon VII, con una richiesta a Scott di fargliela pervenire. Scott scrisse: “…ora dobbiamo affrontare 800 miglia di duro traino – e addio alla maggior parte dei sogni a occhi aperti”. Maria Pia Casarini

*Nota: 1 miglio marino (nautical mile) = 1.853,184 m; 60 miglia marine corrispondono a 1 di latitudine; 1 miglio terrestre ([terrestrial] mile) = 1609,34 m. Spesso nei diari scritti durante le spedizioni si trovano riferimenti a “miglia” senza specificare. Lo studioso deve perciò calcolare le reali distanze usando le latitudini relative. Bibliografia: Huntford, Roland, Race for the South Pole, 2010, Continuum, 414 p Riffenburgh, Beau, Terra Nova. Scott’s Last Expedition, 2010, Cambridge, Scott Polar Research Institute, 48 p. Scott, Robert Falcon, Captain, Journals. Captain Scott’s Last Expedition, 2008, Oxford University Press, 529 p. Scott, Robert Falcon, Captain, The Voyage of the Discovery, 2009, Wordsworth Editions, 649 p.
Il racconto proseguirà in “Notizie Polari” di Febbraio.  

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